Il padre era medico volontario in Africa e per i primi sei anni della sua vita è cresciuta in Uganda, dove è nata 25 anni fa. Tornata in Italia, ha vissuto prima a Busto Arsizio e poi a Galliate Lombardo, un piccolo paesino vicino a Varese, dove attualmente risiede la sua famiglia.  Anna Maria Cocozza, maturità classica e laurea magistrale in Politiche Europee ed Internazionali all’Università Cattolica, è destinataria della Fellowship dell’Istituto Toniolo presso la Missione della santa Sede presso le Nazioni Unite di Ginevra.

Perchè hai deciso di vivere questa esperienza?
I miei primi anni di vita in Africa, l’esperienza di mio padre e i vari viaggi che grazie a lui ho avuto modo di fare anche una volta rientrati definitivamente in Italia, hanno fatto crescere in me sempre più il desiderio di approfondire lo studio delle relazioni internazionali e spendere la mia vita in tale ambito. Mi ricordo di aver visto la locandina del Bando per la Fellowship del Toniolo appesa nei corridoi dell’Università quando frequentavo il secondo anno della triennale e ho subito pensato che fosse un’opportunità più unica che rara per la mia formazione. Da lì a tre anni sono capitate tante cose, ed è nel frattempo cresciuto in me il desiderio di spendermi nell’ambito diplomatico. Il periodo di tirocinio all’Ambasciata italiana in Kenya è stato decisamente formativo in questo senso, laddove è stata l’occasione di avvicinarmi anche all’ambiente multilaterale delle Nazioni Unite. In particolare, però, quei 4 mesi sono stati essenziali per far maturare in me il desiderio di acquisire un punto di vista che fosse realmente umano, per poter affrontare un campo oggigiorno così complesso e delicato come quello delle relazioni internazionali. L’esperienza della Fellowship alla Missione della santa Sede presso le Nazioni Unite di Ginevra si è così ripresentata come appunto un’opportunità più unica che rara per lavorare in un ambiente che avesse a cuore innanzitutto e prima di tutto l’uomo. Per imparare questo sguardo ho deciso di fare domanda.

Cosa maggiormente ticolpisce di quello che stai facendo?
Il lavoro che ho l’occasione di svolgere alla Missione della Santa Sede a Ginevra si è rivelato ben più interessante di quanto già mi fossi potuta immaginare prima. Seguire riunioni, incontri, gruppi di lavoro e dibattiti presso la sede delle Nazioni Unite di Ginevra e le varie agenzie che hanno qui base mi permette di arricchire ogni giorno di più la consapevolezza di quanto sta accadendo nel mondo in cui viviamo e di affrontare tematiche per me di primario interesse, quali quelle relative ai diritti umani, al fenomeno delle migrazioni, ai rifugiati, alla salute. Ma quello che realmente mi colpisce di più in ciò che svolgo qui, è l’impegno che la Santa Sede pone nel porre in primo piano la dignità di ogni essere umano. Le ricerche che svolgiamo per preparare i rapporti e i discorsi divengono così l’occasione di seguire il lavoro di esperti in materia e, soprattutto, di studiare approfonditamente la posizione del Papa e la direzione della Chiesa circa le tematiche più stringenti della realtà odierna, e guardarle, così, in modo realmente integrale. Per la Santa Sede l’uomo, non l’economia, la politica o le relazioni fra Stati, è posto al centro e da lì allora si va a guardare e vagliare l’economia, la politica e le relazioni fra Stati. E questo per me è tremendamente interessante.
Come immagini di “spendere” ciò che stai imparando?
Quello che sto imparando ritengo sia realmente di fondamentale importanza per il mio futuro. Mi rendo sempre più conto che l’ambiente delle relazioni internazionali necessita di un punto di vista che possa realmente tener conto di tutti i fattori in gioco nel mondo odierno, e l’intenso lavoro che si svolge presso la rappresentanza della Santa Sede alle Nazioni Unite è di grande insegnamento in tal senso. Non so ancora cosa farò terminata quest’esperienza ma desidero poter portare con me quanto sto apprendendo ogni giorno qui a Ginevra.