Nella vita dei giovani che peso ha ancora la dimensione religiosa? La risposta arriva dal Rapporto Giovani.

Sul tema, Radio Vaticana ha intervistato il prof. Pierpaolo Triani, fra i docenti dell’Università Cattolica, che collaborano alla ricerca.

I dati indicano che la scelta di credere è sempre meno dettata dal gruppo sociale di riferimento, mentre cresce la consapevolezza, nei giovani tra i 19 ed i 30 anni, della scelta religiosa. La religiosità vive una trasformazione anche tra i giovani, dimensione che permane ancora vissuta però come scelta individuale. I giovani che si dichiarano credenti sono il 56%, atei il 15%.  Nel Nord Italia i giovani che si dichiarano cattolici sono sotto il 50%. La famiglia resta per il 53% dei giovani importante in merito alla propria religiosità.

Vi è una parte di giovani, il 6,4%, che si dichiara cristiano, ma senza riconoscersi in una specifica confessione. Appare invece ancora numericamente marginale l’appartenenza alla Chiesa ortodossa e alle Chiese riformate (2,4%), alle cosiddette religioni orientali (0,7%), alle altre religioni monoteiste (1,4%). Per quest’ultima appartenenza però, in ragione dei processi migratori, sembra logico attendersi nei prossimi anni una crescita.

Il genere risulta avere ancora una forte incidenza nel campo del sentimento religioso e dell’appartenenza ad un credo. Le ragazze che hanno dichiarato di credere nella religione cattolica sono infatti oltre il 10% in più dei ragazzi, così come le giovani che si dichiarano non credenti sono il 6% in meno dei coetanei di sesso maschile.

 

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