Il truciolare e il legno che diventano pareti, sedie e tavoli. Un fermento continuo per arredare in Italia e all’estero stand e negozi. Per il 70% il fatturato di Tecnolegno proviene da oltre i confini nazionali.  L’azienda ha 61 anni e fin da subito la vocazione ai mercati lontani è stata chiara. Russia, America, Medio Oriente. I prossimi cantieri saranno a Boston, Chicago, Dubai, Germania. Se si chiede a Giovanni Vita, socio assieme a Claudio, che cosa cerchi in un giovane che gli chiede un lavoro risponde: «Guardo le sue mani e se ha entusiasmo». Schiettezza, semplicità e imprenditorialità sono le tre caratteristiche dell’azienda. Perché sono proprie di chi ne dirige i passi. L’azienda d’allestimento arredi è una delle realtà italiane più rilevanti. I competitor mondiali sono una sfida continua al miglioramento: velocità, competenze e competitività economica sono i binari su cui correre.


80 tute, 160 mani, facce molto giovani. Ci tiene, Giovanni, a sottolineare che l’azienda è radicata nel territorio ed è un’opportunità di lavoro per molti. Ma la ricchezza non è solo per i più prossimi, ma anche per i più lontani. Tecnolegno ha contribuito al restauro del Duomo di Milano e ha costruito strutture sanitarie in Congo. Un’industria etica che era il desiderio del fondatore, Mario Nava, un accento che la nuova amministrazione non ha perso. Giovanni ha iniziato a lavorare come operaio, emigrato dal Cilento. Sa che cosa vuole. Ha appena firmato un accordo decennale con l’Istituto Meroni i cui studenti vengono premiati con alcune borse di studio e hanno la possibilità di apprendere il lavoro sul campo. Perché? «Perché a me è stata data una opportunità e io ora voglio ridarla a mia volta ad altri. Quando i ragazzi vengono qui non se ne vogliono più andare». Matematica, disegno e almeno una lingua sono le competenza richieste.


La stessa azienda ha deciso di finanziare ai propri dipendenti dei corsi di specializzazione. Un premio e un investimento. «Questa azienda ha superato la crisi perché chi lavora qui impegna il cuore». C’è un po’ di umanità che cattura. Si sperimenta molto, a livello di materiali, attrezzature e processi. Sul mercato questo fa la differenza. I clienti non se ne vanno, aumentano. L’evento inaugurale di Expo portava la loro firma, così come alcune stanza del potere di leader mondiali sono state modellate dalle loro mani. La storia parla per loro.
“E’ bello lavorare in Tecnolegno”, dice uno dei giovani operai. Mani, cuore, braccia, forza e innovazione sono gli ingredienti della falegnameria artigianale e industriale che dal cuore di Milano arreda molta parte del mondo.