Rita Bichi, docente di Sociologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore e membro dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo, riflette su Il Giorno in merito all’estrema disaffezione verso la politica manifestata dai giovani.

La professoressa Bichi è quotidianamente a contatto con giovani uomini e donne desiderosi di apportare un cambiamento alla società. E individua nella mancanza di un terreno di confronto tra gli attuali e i futuri leader la causa principale della mancata partecipazione al voto.

Come si spiega questa presa di distanza?

«In realtà si tratta di un allontanamento solo formale. I ragazzi della Generazione Z, nati su finire degli anni ’90, sono molto più interessati alla vita pubblica rispetto alla generazioni precedenti. Sono cresciuti in anni di crisi economica, hanno assistito negli ultimi a un’ulteriore voragine e per questo motivo, consapevoli del mondo che li circonda, sanno che devono lottare per prendersi tutto ciò che spetta loro. Fino a quando la classe politica non si avvicinerà ai temi che toccano da vicino i giovani, per esempio quelli ambientali, non potrà cambiare la situazione».

Cosa potrebbero fare in più i partiti per attirare l’attenzione dei ragazzi?

«In primo luogo cominciare ad ascoltarli: i nativi digitali si trovano ad agire in un contesto generale sfavorevole, ma sono in possesso di strumenti che gli elettori del passato non avevano; un fattore che i politici dovrebbero prendere in considerazione, per esempio intercettando i loro canali di comunicazione con un linguaggio corretto e adeguato. Non basta apparire sui social, bisogna mettersi sulla stessa lunghezza d’onda e dare spazio ad un confronto egualitario. Lo scambio di idee tra generazioni lontane tra loro è fonte di grande ricchezza, ma a livello di immagine c’è bisogno di qualcuno in cui giovani si sentano rappresentati. Il messaggio che mi sento di trasmettere è che i giovani ci sono, perché continuiamo a ignorarli?».

Qui l’articolo completo su Il Giorno – 28 settembre.