Solo 1 su 3 “resiste” a vivere da solo dopo essere uscito di casa per motivi di studio o lavoro.  Rispetto al resto degli italiani, i giovani lombardi lasciano la famiglia di origine più per sentirsi indipendenti (16,4% contro 12,9%), meno per motivi di studio (29,1%). E per migliorare la propria condizione lavorativa il 45,9% è disposto a trasferirsi all’estero.

 

2 giovani lombardi su 3 sono tornati a vivere nella famiglia di origine, dopo essere usciti da casa dei genitori per motivi di studio o lavoro. Un dato di poco inferiore alla media nazionale (69,7%). La famiglia rappresenta l’unica vera certezza per la generazione dei “millennials”, vale a dire chi è diventato maggiorenne nel nuovo millennio. A volte una certezza che diventa un vero e proprio ammortizzatore sociale: il 10,1% delle giovani lombarde che hanno provato a vivere da sole sono state costrette a tornare da mamma per difficoltà economiche (il dato si abbassa per i loro coetanei all’8,2%). Rispetto al resto degli italiani, i giovani lombardi lasciano la famiglia di origine più per sentirsi indipendenti (16,4% contro 12,9%), meno per motivi di studio (29,1% contro il 35,9%). Eppure per migliorare le opportunità lavorative sono disposti anche a trasferirsi all’estero: il 45,9% dei giovani lombardi (il dato nazionale si ferma al 42%). Anche una quota rilevante di chi ha già un lavoro si dichiara disposto a trasferirsi oltre confine. Il valore è più alto per chi ha un contratto a tempo determinato (il 42,4% in Lombardia e il 38,2% come media italiana), ma che rimane rilevante (circa 1 su 3) anche tra chi ha un lavoro più stabile.

 

Rispetto alle generazioni precedenti, la carriera più che procurare prestigio sociale è intesa come miglioramento della possibilità di autorealizzazione e richiede impegno personale. E molto sentito è  l’aspetto del reddito. Tra i giovani lombardi che hanno un lavoro solo il 18,9% si dichiara pienamente soddisfatto, mentre il 16,6% lo è poco, il 2,7% per nulla (contro rispettivamente il 19,9% e il 3,8% del dato nazionale). E se si chiede ai giovani il grado di soddisfazione della propria situazione finanziaria, i giovani lombardi sono più soddisfatti rispetto al dato nazionale: il 54,6% è generalmente soddisfatto della propria condizione, contro il 49,2% dei coetanei di fuori regione.

 

Sono alcuni dei dati emersi in occasione della presentazione del “Rapporto giovani” dell’Istituto Toniolo – avviato sui giovani italiani fra i 18 e i 29 anni – promossa dalla Camera di commercio di Monza che si è tenuta oggi presso la sede della Camera di commercio di Monza e Brianza, alla presenza di Carlo Edoardo Valli Presidente della Camera di commercio di Monza e Brianza e Alessandro Rosina professore di Demografia e Statistica sociale dell’Università Cattolica di Milano, dove dirige il Laboratorio di Statistica applicata.

 

Soltanto offrendo una maggiore stabilità nel lavoro dei giovani è possibile renderli più liberi. Liberi di progettare il proprio futuro, liberi di mettere su famiglia, liberi di diventare cittadini maturi ovvero persone che si assumono responsabilità e che in questo modo contribuiscono da protagonisti alla vita della comunità – ha dichiarato Carlo Edoardo Valli Presidente della Camera di commercio di Monza e Brianza – Credo che le istituzioni debbano operarsi su questo fronte e magari offrire ai giovani anche delle piattaforme attrezzate ovvero dei luoghi dove possono lavorare insieme in un’ottica di collaborazione.”

 

Le nuove generazioni italiane trovano, insomma, più difficoltà, sia rispetto al passato sia relativamente ai coetanei degli altri Paesi, nel conquistare una propria autonomia dalla famiglia di origine e nel realizzare le condizioni per formarne una propria afferma Alessandro Rosina tra i coordinatori del Rapporto Giovani “Le difficoltà di stabilizzazione occupazionale e di adeguata remunerazione producono anche una grave perdita di fiducia da parte dei giovani, in primis verso la società che non offre loro spazio e non li valorizza, ma poi anche verso se stessi e le proprie capacità. Con l’esito di incentivare la strategia di uscita verso l’estero o a rivedere al ribasso le proprie aspettative, a dar di meno rispetto a quanto potrebbero lasciando in larga parte sepolti i loro talenti”.

 

Le imprese under 35 In Italia le imprese giovanili rappresentano il 10,6% del totale delle imprese attive. La crisi ha colpito anche i giovani che fanno impresa: nell’ultimo anno le imprese under 35 sono diminuite del -4,6%. Stessa variazione per il dato lombardo (-4,7%) mentre a Monza e Brianza il dato si attesta a -5,7%, con un peso delle imprese giovanili sul totale delle imprese attive pari al 9,4%. Emerge da elaborazioni dell’Ufficio Studi della Camera di commercio di Monza e Brianza su dati Registro Imprese