Abdoulaye Mbodj è intervenuto lo scorso 19 aprile al Convegno per la Giornata per l’Università Cattolica. Ha 33 anni e è originario di Dakar (Senegal). Vive in Italia dal 1991 con la famiglia. Laureato a pieni voti in Diritto Commerciale, oggi è il primo africano iscritto all’albo degli avvocati di Milano.

Che cosa significa essere erede e che cosa innovatore? E nel lavoro?

Per me essere erede significa ricevere gli insegnamenti ma non custodirli in modo acritico ma rielaborare l’insegnamento affinché sia interiorizzato e fatto proprio. La tradizione arriva dal passato ma per essere interessante deve aiutare a vivere il presente. Una ripetizione meccanica di parole, gesti, valori, non può tenere e nel tempo si dimostra inefficace e perdente. Se ciò che ti arriva dalla tradizione non viene messo in gioco oggi, se non è utile per vivere il presente, rimane una forma che soffoca e non fa crescere la personalità. Ereditare non significa ripetere identicamente l’esperienza acquisita. Quando si eredita non si acquisisce una copia da riproporre meccanicamente, ma si genera una cosa nuova (innovare). Riguadagnare qualcosa significa farlo proprio, riformularlo dentro un cammino personale. Anche nel lavoro.

Come si raggiungono i risultati che lei ha già conquistato? Come si superano gli ostacoli?

I risultati si raggiungono con tre ingredienti preziosi: fatica, perseveranza e cuore. Sono un mix essenziale. Fatica poiché tutti gli obiettivi sono come una camminata di trekking sulle Dolomiti: ci sono momenti difficili ma quando si raggiunge la meta, la soddisfazione è doppia. Perseveranza: è la molla che spinge a mantenere la costanza nell’impegno finalizzato a raggiungere l’obiettivo. Cuore: essere fedeli al proprio obiettivo e cercare di raggiungerlo con le proprie forze. Nel percorso molte volte ci sono cadute dalle quali è fondamentale rialzarsi e ripartire con vigore.

Come gli studi universitari stanno favorendo la sua professione?

Gli studi di Giurisprudenza svolti in Università Cattolica sono stati fondamentali nel mio percorso professionale: ho trovato professori di altissimo profilo (con i quali sono tuttora in contatto) che mi hanno insegnato il metodo, il rigore durante i cinque anni di Giurisprudenza (2004-2009). Durante gli anni universitari ho avuto la conferma che la mia strada sarebbe stata quella della libera professione forense. E’ stato fondamentale coniugare l’aspetto giuridico con quello umano. Questa caratteristica mi è rimasta anche a livello professionale: infatti cerco sempre di coniugare la professione forense con le istanze umane ed etiche, ragion per cui prediligo occuparmi, come avvocato, nel settore della consulenza legale, di fondazioni sociosanitarie che gestiscono le case di riposo, Aziende Speciali che erogano servizi socio-assistenziali ed Enti pubblici che erogano servizi pubblici essenziali. Mi permette di preservare “l’umanità” nell’esercizio della libera professione forense.

Che cosa suggerirebbe a un giovane laureando e a una giovane matricola?

A un giovane laureando consiglio di ricercare la concretezza appena si imbatte nel modo del lavoro. L’Università è fondamentale per imparare un metodo teorico che deve poi essere calato alla realtà. Per chi dopo la laurea in Giurisprudenza sceglie la libera professione forense di avvocato, ricordo sempre che, in fondo, l’avvocato è colui che ogni giorno ha un problema concreto e deve fornire una soluzione altrettanto concreta.
A una giovane matricola consiglio di perseverare a rincorrere i propri sogni e di scegliere la facoltà che piace a prescindere dalle statistiche del mercato del lavoro e delle opportunità di lavoro future. La realtà è assai mutevole negli anni. In cinque anni la società varia molto…
 
Che cosa significa per lei vivere in un Paese che non è quello natale?

Per me non è stato difficile in un Paese diverso da quello dal quale provengo. In Italia sono sempre stato accolto bene: dalle scuole elementari all’Università. Sono cresciuto in un ambiente caratterizzato dalle radici cristiane, pur essendo di religione musulmana. Ho sempre frequentato l’ambiente dell’oratorio “Casa del Giovane” di Casalpusterlengo. La mia città, Casalpusterlengo, mi ha sempre voluto bene e viceversa. In Università ho passato anni bellissimi che custodisco tutt’ora come un dono.