Il settimanale “D-La Repubblica” ha dedicato un articolo al Rapporto Giovani. Ecco il testo:

 

Di Matteo Cioffi

 

E pensare che qualcuno li aveva definiti choosy. Schizzinosi, persino snob. Semmai oggi appare vero il contrario: gli under-30 italiani sono invece disposti a tutto pur di trovare un lavoro, accettando anche paghe ridicole e professioni poco gratificanti, a patto di non restare nell’unica condizione davvero inaccettabile: con le mani in mano. A confermarlo è una ricerca realizzata dall’Ipsos e promossa dall’Istituto Toniolo e dalla Fondazione Cariplo, su un campione di 9 mila giovani tutti con meno di 30 anni. Dallo studio emerge una “generazione Y” sicuramente insofferente nei confronti dell’attuale sistema, ma comunque grintosa e pronta a cogliere la prima occasione utile, con la speranza che possa essere l’avvio per realizzare le proprie ambizioni professionali.

 

Per questo, dunque. ci si adatta a denti stretti: ben un giovane su quattro, racconta la ricerca, pur di lavorare è disposto ad accettare un impiego anche sottopagato e lontano dalle sue aspettative (e dai suoi studi), sperando che sia solo una soluzione provvisoria. Lo strumento preferito per la ricerca di un’occupazione è il web (e ormai il 56,7% dei nostri ragazzi utilizza esclusivamente Internet al momento di spedire il proprio cv).

 

Se poi le cose non vanno, c’è la tanto discussa fuga: l’estero rimane affascinante a prescindere e ben il 42% si dice disposto a fare le valigie (mentre solo un 25% non lascerebbe mai l’Italia). La famiglia è vista come sostegno fondamentale per l’85% degli intervistati. E la politica? Sfiducia quasi unanime: i partiti sono bocciati da 9 giovani su 10, i sindacati hanno solo il 29% di consensi favorevoli, così come la Chiesa (7 su 10 la criticano) alla quale si preferiscono alcune figure (parroci, insegnanti di religione, educatori).

 

“Lo studio mostra come in Italia non si stia investendo nei settori chiave” racconta Alessandro Rosina, curatore dell’indagine e docente di demografia e statistica sociale presso l’Università Cattolica di Milano. “Bisognerebbe invece allargare le opportunità professionali offerte ai ragazzi e garantire un reddito iniziale che possa permettere a ogni giovane di avviare un proprio percorso professionale. La famiglia, a  queste condizioni, rimane davvero l’unico rifugio, l’unico armonizzatore sociale. Ed è lì che in tempi di crisi si fa ritorno”. Un tornare da mamma e papà che per molti rappresenta il dover ricominciare dal punto di partenza.