Da una parte le ultime generazioni sono quelle cresciute nel pieno della globalizzazione: come tali, hanno avuto la possibilità di muoversi in un tipo di società che dovrebbe favorire l’apertura e lo scambio. D’altro canto, gli stessi giovani sono stati investiti più di tutti gli altri dalla crisi economica del 2008, e ancora oggi ne subiscono le conseguenze. La generazione dei Millennial è quella precaria per eccellenza, con grandi difficoltà di inserimento lavorativo e orizzonti di progettualità limitati.
Ai giovani di questa generazione è stato sottoposto un questionario, contenente domande relative ai processi migratori in atto nel loro Paese. Più in particolare, l’indagine ha coinvolto i giovani dei cinque Paesi europei che detengono il maggior numero di abitanti con altra cittadinanza: Italia, Francia, Regno Unito, Germania e Spagna.

I temi della ricerca: Com’è percepita la presenza straniera; Le ragioni dei movimenti migratori; L’atteggiamento national vs non-national; Gli immigrati: problema o risorsa?; L’emergenza sbarchi nel 2015

Com’è percepita la presenza straniera
Quanto è profondo – nella fascia giovanile – il distacco fra la quota di immigrati presenti in un Paese e la quantità “ipotizzata” dall’opinione pubblica? Si tratta di una domanda centrale, perché le derive xenofobe spesso si alimentano proprio dai falsi numeri sull’immigrazione. In Italia, Francia, Spagna e Regno Unito il numero di stranieri presenti in ciascun Paese è compreso fra i 3 e i 5 milioni, in Germania invece si sale tra i 5 e i 10. In generale, chi quantifica correttamente la presenza straniera nel proprio Paese ammonta in media al 13,4% della popolazione: in Italia, Francia e Regno Unito si scende rispettivamente al 12,5%, 13,1% e 12,8%, mentre spagnoli e tedeschi salgono al 14,2% e 14,4%. Francesi e spagnoli sono anche i più “inconsapevoli”, con percentuali del 28,4% e del 25,7% di popolazione che dichiara di non saper quantificare la presenza straniera.
I più contraddittori, invece, sono gli italiani. Da una parte, il 22,3% dei giovani italiani sottostima l’effettivo numero di immigrati presenti sul territorio nazionale (è la percentuale più alta fra tutti e cinque i Paesi considerati). Dall’altra, sono gli stessi giovani italiani a dichiarare per il 68,8% che gli immigrati presenti sul territorio nazionale sono troppi (anche in questo caso, si tratta della percentuale più alta fra tutti e cinque i Paesi considerati). Al contrario, nonostante sia il Paese che ne ospita di più, la Germania registra un 41,5% di giovani che credono sia eccessivo il numero di stranieri nel proprio Paese: si tratta del valore più basso tra i cinque Paesi considerati.

Le ragioni dei movimenti migratori
Questa parte dell’indagine riguarda l’opinione dei giovani circa due aspetti: le motivazioni che determinano la partenza dei migranti, e la scelta del Paese di destinazione. Le posizioni dei giovani europei si diversificano in base al Paese nel quale vivono: la Spagna (39,7%) e il Regno Unito (42%) pongono l’accento sulle ragioni economiche (si parte per trovare un lavoro migliore); Italia (44,2%), Germania (46,7%) e Francia (36,4%), invece, si concentrano sulla fuga da situazioni di conflitto e/o regimi totalitari. Per quanto riguarda la scelta del Paese di destinazione, in tutti e cinque i Paesi la ragione prevalente è indicata come “la facilità di ingresso”. In particolare, se si vanno ad analizzare le ragioni ritenute valide per migrare in Italia, le più gettonate risultano essere la vicinanza, la facilità di ingresso e la funzione di passaggio verso altre destinazioni: nel complesso, una meta assai poco appetibile.

L’atteggiamento national vs non-national
L’atteggiamento della popolazione del Paese in cui si vive nei confronti della popolazione immigrata è giudicato in media diffidente. In generale, prevale l’idea che la popolazione non abbia nei confronti degli immigrati dei sentimenti amichevoli. L’ostilità maggiore si registra nel Regno Unito (19,5%), mentre è la Spagna il Paese in cui si registra la percentuale più alta di chi percepisce un atteggiamento amichevole (24,6%). Per quanto riguarda la situazione contraria, cioè l’atteggiamento degli stranieri nei confronti dei “national”, i più percepiti sono sentimenti di indifferenza (28% in Spagna e 30,4% nel Regno Unito) e di diffidenza (32,9% in Italia, 30,3% in Francia e 31,8% in Germania). Anche in questo caso, l’atteggiamento più amichevole si registra in Spagna, con un 25,4%. In generale, sembra essere ancora lontana la mutua accettazione della diversità dell’altro, anche nei Paesi in cui i processi migratori hanno alle spalle una storia lunga.

Gli immigrati: problema o risorsa?
La presenza di immigrati crea problemi secondo il giudizio dei giovani intervistati? Francesi e inglesi sono i più preoccupati delle conseguenze economiche dovute alla presenza di immigrati nel loro Paese: gli stranieri causano problemi sociali per il 23,4 dei francesi, e incrementano il lavoro nero per il 23,4% degli inglesi e dei francesi. Italiani, spagnoli e tedeschi, invece, sono più preoccupati delle conseguenze in termini di possibile aumento della criminalità. Alla domanda se gli immigrati migliorano la vita culturale del Paese nel quale risiedono, chi si è trovato più in disaccordo sono i francesi, con il 32,6%.

L’emergenza sbarchi nel 2015
Il 2015 è stato un anno nel quale gli arrivi via mare hanno costituito un’emergenza sociale e politica, per i Paesi coinvolti ma anche per l’Unione Europea nel suo complesso. Entrambi hanno trovato enormi difficoltà nel gestire quella che è stata definita a più voci “l’emergenza sbarchi”, tuttora rimasta irrisolta.
L’opinione dei giovani europei in merito a quest’ultima riflette lo smarrimento di chi si trova ai vertici: le quote di coloro che nei cinque Paesi hanno dichiarato di non saper esprimere un’opinione sono elevate (20% nel Regno Unito, 16,4% in Spagna e 14,9% in Francia). In tutti e cinque i Paesi, prevale l’opinione per cui andrebbero accolti soltanto i profughi. I più accoglienti sono gli spagnoli, il 27% dei quali dichiara che bisognerebbe accogliere tutti i migranti, a prescindere dalle ragioni del loro viaggio.

 

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