© Natesh Ramasamy / CC BY 2.0
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Il 91% dei giovani italiani considera il volontariato un’esperienza formativa importante.

L’80,4% dichiara inoltre di essere “molto” o “abbastanza” d’accordo sul fatto che per tutti i giovani sia utile fare un’esperienza di impegno civico a favore della propria comunità, anche senza compenso in denaro.

Di fronte a questa ampia disponibilità ad essere coinvolti solo una parte limitata di giovani lo è finora stata effettivamente: solo poco più di un intervistato su dieci (11,7%) è impegnato o ha svolto un’esperienza di servizio civile e circa la metà (50,2%) non ha mai svolto attività di nessun tipo in ambito sociale.

Sono questi alcuni dei dati del Rapporto Giovani, indagine promossa dall’Istituto Giuseppe Toniolo in collaborazione con l’Università Cattolica e con il sostegno di Fondazione Cariplo e di Intesa Sanpaolo, presentati ieri mattina dal prof. Alessandro Rosina in occasione della tavola rotonda “Verso un nuovo servizio civile” che si è tenuta a margine del Tavolo ecclesiale sul servizio civile (TESC) promosso dalla Caritas Italiana.

 

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All’evento che è stato aperto da S.E. Mons. Nunzio Galantino, Segretario generale della Conferenza episcopale italiana, sono intervenuti anche l’ on. Donata Lenzi, della Commissione Affari Sociali Camera dei Deputati, Marco Tarquinio, direttore di Avvenire e l’on. Luigi Bobba, Sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.

Sempre dai dati del Toniolo si evince che i giovani italiani valutano molto favorevolmente il “Servizio civile universale” che il Governo sta attivando. Pur essendo attualmente poco conosciuto (il 10% lo conosce bene e il 36% ne ha sentito vagamente parlare), possiede caratteristiche che la grande maggioranza dei giovani considera utili e importanti: consente infatti allo stesso tempo di esprimere valori di solidarietà e arricchisce il proprio saper essere e fare con competenze spendibili anche nel mondo del lavoro (aspetto cruciale per il 95% degli intervistati).

«È innegabile che il servizio civile stia vivendo una nuova stagione – ha dichiarato don Francesco Soddu – «La prospettiva di un servizio universale per 100mila ci entusiasma, ma ci pone non pochi interrogativi. Le promesse non possono non essere mantenute, i giovani non vanno delusi».

«Trent’anni dopo Moro – ha affermato Tarquinio – abbiamo cancellato, con motivazioni pur serie, il servizio obbligatorio, che instillava nei giovani il senso di cittadinanza. Che questo Rapporto ci dica che solo il 6,5% dei giovani non è interessato a un’esperienza di servizio e che la remunerazione sia all’ultimo posto tra le motivazioni dimostra miracolosamente che c’è tanta ‘stoffa buona’. E’ tempo di offrire un servizio universale ai giovani, oggi che gli italiani hanno radici diverse e non tutti hanno respirato i valori della Costituzione. Con uno strumento che associa diritti e doveri».

«In Italia – ha sottolineato il professor Rosina – c’è un’ampia domanda di partecipazione sociale dei giovani che non ha finora trovato adeguati strumenti di valorizzazione».