Nel 2013 il numero di disoccupati nel mondo è salito di altri 5 milioni, sfiorando quota 202 milioni, e i più colpiti dall’incapacità della ripresa di creare sufficiente nuova occupazione sono i più giovani, con 74,5 milioni di senza lavoro di età compresa tra i 15 e i 24 anni in tutto il mondo, con un aumento di quasi un milione di unità rispetto al 2012. E’ quanto emerge dal rapporto Global Employment Trends 2014 dell’Ilo (International Labour Organization), che mette in guardia rispetto ai rischi di una “ripresa senza occupazione”. Il tasso di disoccupazione giovanile, aggiunge l’Ilo, ha raggiunto il 13,1% a livello globale, quasi il triplo del tasso di disoccupazione tra gli adulti, mentre continuano ad aumentare i ‘Neet’ (ovvero i giovani che non lavorano, non studiano e non sono impegnati in un’attività di formazione), che in alcuni paesi contano per quasi un quarto della popolazione di età compresa tra i 15 e i 29 anni.

 

L’osservatorio internazionale punta apertamente il dito contro le politiche di austerità praticate in alcuni paesi dell’Eurozona, come l’Italia, per rimettere in sesto i conti pubblici non solo hanno depresso la domanda aggregata, con conseguenze negative sull’occupazione, ma non sono nemmeno riuscite a ridurre il debito, che è invece cresciuto ulteriormente. “Nei Paesi in crisi nella periferia dell’Eurozona” – i cosiddetti ‘Piigs’: Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna, si legge nel rapporto -, “le misure di consolidamento fiscale hanno avuto effetti negativi diretti sui consumi privati e, di conseguenza, la crescita è calata più del debito, aumentando ulteriormente il peso del debito in relazione al Pil”. In Giappone, dove invece è stata seguita una politica fiscale espansiva in contrasto alla crisi, sottolinea ancora l’Ilo, il rapporto debito/Pil non è cresciuto a ritmi più veloci che in passato. Secondo l’Ilo, un riequilibrio delle politiche macroeconomiche e un aumento dei redditi da lavoro migliorerebbero in modo significativo le prospettive del mercato del lavoro, creando 6,1 milioni di posti di lavoro in più nei paesi del G20 entro il 2020, riducendo il tasso di disoccupazione di 1,8 punti percentuali e rendendo più semplice anche il raggiungimento degli obiettivi fiscali.

 

Per l’Italia, l’Ilo stima un tasso di disoccupazione al 12,2% nel 2013, in deciso rialzo rispetto al 10,7% del 2012 e il doppio del 6,1% del 2007. Sono le stime del rapporto, il tasso dei senza lavoro è destinato a salire ancora nei prossimi anni, attestandosi al 12,6% nel 2014 per poi arrivare al 12,7% nel 2015 e nel 2016. In Italia la grande emergenza del mercato del lavoro riguarda i “giovani adulti”, ovvero le persone di età compresa tra i 25 e i 34 anni, che hanno subito l’effetto della crisi ancora più dei giovani sotto i 25 anni. Negli anni della crisi – dal 2007 al 2012 – la parte della popolazione compresa tra i 55 e i 64 anni ha invece addirittura beneficiato di un aumento dei tassi di occupazione. “Chiaramente questa concentrazione di perdite di posti di lavoro tra i lavoratori più giovani mina le speranze di una ripresa più rapida, a meno che le autorità non assumano iniziative decisive per espandere i loro sforzi anche per l’inclusione dei giovani adulti”.